Cross contamination, cos'è e quando si verifica

Cross contamination, cos'è e quando si verifica

Un rischio significativo per la salute pubblica, divenuto una preoccupazione per gli esperti coinvolti nel mercato terapeutico e nell'industria farmaceutica, ma anche per il consumatore.

 Da tempo, la cross contamination è argomento di discussione nelle varie comunità, che dibattono sulle modalità in cui si verifica, e sui modi per mantenere la sicurezza nelle attività legate all’utilizzo dei prodotti. Anche perché, quando si verifica, si rischia un calo per quanto riguarda la qualità del prodotto. Oppure, ancora peggio, un richiamo di un farmaco. Vediamo meglio qual è il significato di questa espressione.

Che cos’è la cross contamination? Significato e traduzione

La cross contamination rappresenta, per le aziende farmaceutiche, uno dei rischi da evitare in modo assoluto, seguendo alcune procedure. L’espressione viene utilizzata per definire la contaminazione di un materiale, o di un prodotto, con un altro materiale, o un altro prodotto, mediante il trasferimento di una malattia, o di un agente patogeno. In sostanza, parliamo di un’infezione di qualsiasi materia in lavorazione, o di un prodotto finito, con un altro materiale.

Una fedele traduzione dell’espressione anglofona è quella di ‘comunicazione crociata’, o ‘contaminazione incrociata’, che ben si adatta a questa eventualità, proprio perché rappresenta in maniera adeguata il fatto che, elementi ben distinti tra loro (che siano, come detto, materie prime o prodotti finiti) possano ‘scambiarsi’ una malattia, con l’uno che contamina l’altro, in modo incrociato e spesso in maniera non evidente.

Cross contamination, quando si verifica e come evitarla

Le tipologie di cross contamination attualmente riconosciute sono diverse. Esiste la contaminazione biologica, che si verifica quando vengono scambiati microrganismi dannosi, agenti patogeni: batteri, virus, parassiti, funghi. Ne è un esempio il batterio della salmonella, che tipicamente si verifica quando un alimento non sicuro viene ingerito dal consumatore, che lo acquisisce e lo incorpora. Altre categorie di cross contamination sono quella chimica, che si verifica quando un prodotto ha a che fare con detergenti, disinfettanti, e più in generale sostanze chimiche.

Come detto in precedenza, la cross contamination può verificarsi nella produzione di prodotti farmaceutici, in maniera accidentale, e per diverse motivazioni. Le eventualità, in questo caso, sono tante e di diverso tipo: piccole tracce di una sostanza ‘anomala’ all’interno di un prodotto, mancata applicazione di misure tecniche e organizzative nei locali e nelle attrezzature, un rilascio non previsto di polvere, gas o altri elementi, o addirittura residui lasciati dall’operatore.

Come un’azienda farmaceutica può evitare la cross contamination? Accanto a specifiche procedure, adattabili a particolari evenienze, vi sono alcune precauzioni generali. Come specifica l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), al fine di ridurre al minimo il rischio di seri pericoli causati dalla possibile contaminazione incrociata, devono essere presenti strutture dedicate alla produzione di particolari prodotti farmaceutici o preparati biologici. Le apparecchiature devono essere conformi agli standard, l’attrezzatura deve essere quella giusta, e le misure generali di prevenzione della salute devono essere adeguate.

Le misure per evitare la cross contamination sono un argomento trattato nel Master in Management e Marketing dell’Industria Farmaceutica della Business School Alma Laboris, che nel suo programma didattico dal taglio spiccatamente pratico e orientato al mondo del lavoro, dedica spazio a questa tematica sicuramente molto interessante.

 

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