Industria e Pharma 4.0: nuove figure professionali, l’importanza della formazione

Industria e Pharma 4.0

"La generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche la generazione afflitta come nessun’altra da sensazioni di insicurezza e di impotenza"

Zygmunt Bauman

Nei prossimi anni, a seguito dell'industria 4.0 assisteremo ad un cambio profondo organizzativo delle aziende, anche in termini di ruoli aziendali, della loro modalità di svolgimento fino al modo di relazionarsi ed interagire con gli stakeholders.

Tale cambiamento porterà all'estinzione di alcuni ruoli, per la creazione di altri. Questo in realtà, avviene più frequentemente di quanto pensiamo, e oltre ad essere legato ai cambiamenti in atto, è dovuto anche all'alta iperspecializzazione sempre più richiesta dalla complessità aziendale moderna.

Ma a questo aggiungo dell'altro. Proprio per i continui miglioramenti tecnologici, le technical skills di oggi diventano obsolete velocemente. Pertanto, il fondamento richiesto dalla forte spinta innovativa e di cambiamento: è aggiornarsi continuamente per continuare a ricoprire quel ruolo. E anche per restare professionalmente appetibili.

Lo stesso ruolo degli affari regolatori è un ruolo relativamente "nuovo" è nato intorno agli anni duemila circa, ma è cambiato e sta cambiando in modo molto veloce e profondo. In tale settore le procedure cambiano molto velocemente, le Autorità si evolvono e adottano sempre più la tecnologia per comunicare e non solo. Aumentano anche il loro livello di richieste: sia in termini quantitativi che qualitativi.

In questo scenario è necessario avere soft skills come: curiosità, voglia di imparare sempre, adattamento, capacità di gestione dei cambiamenti, problem solving, resilienza...

Con queste skills si è capaci di aggiornare sempre e continuamente le proprie hard skills scegliendo corsi professionalizzanti quali scuole di alta formazione e Masters. Un esempio è il Master Alma Laboris: Management & Marketing Farmaceutico.

Quello che è richiesto oggi, è la fluidità di approccio mentale al lavoro

Per essere fluidi è importante apprendere sempre e continuamente. Apprendere è diverso da studiare. Apprendere è un termine con un respiro più ampio è: processo di acquisizione di nuovi modelli di comportamento, o di modificazione di quelli precedenti, per un migliore adattamento dell’individuo all’ambiente[1]. Studiare è: imparare nuove conoscenze[2].

Per cui oggi, sempre più è fondamentale apprendere e mischiare hard e soft skills per adattarsi e gestire e non subire la realtà che va veloce. In sintesi bisogna acquisire mindset dinamico[3]. Le persone con questa mentalità sono persone che davanti ai problemi si pongono delle domande, pensano a soluzioni, e acquisiscono le competenze necessarie per raggiungere gli obiettivi. Le persone con un mindset dinamico prevedono che nonostante i problemi, ci si possa lavorare per modificare la propria realtà, quando questa non piace.

Quale è il vantaggio di avere mindset dinamico?

Avere l'approccio efficace per risolvere problemi, apprendere, mischiare competenze per raggiungere gli obiettivi professionali, per vendersi nel mercato del lavoro e soprattutto restare sempre appetibile. E non solo.

Ciò che siamo non è frutto delle nostre caratteristiche intrinseche è frutto dell'allenamento costante nel potenziare, apprendere, acquisire e modificarci costantemente skills spesso soft per raggiungere i nostri obiettivi. Da career coach molto del mio lavoro è focalizzato sull’allenamento al mindset dinamico come strumento per ottenere la vita professionale che si desidera.  

Proprio in virtù di questa fluidità e di questo bisogno sempre più forte di sapersi adeguare ai cambiamenti, una delle domande che mi sono posta è stata: cosa succederà al Pharma? Ovvero l'industria 4.0 farà scomparire dei ruoli, ma quali altri nuovi ne creerà?

Quali saranno i nuovi scenari del Life Science?

Per rispondere alla mia domanda ho contattato Teresa Minero. Perché questa scelta? Perché per capire il cambiamento bisogna parlare con qualcuno che già oggi lo vive, e soprattutto che lo vive in modo positivo e proattivo. Teresa Minero è fondatrice, AD e Presidente di LifeBee – Digitalizing Life Sciences, società di consulenza e digitalizzazione dedicata al Life Science, nonché membro dell’International Board of Directors e dello Steering Committee Pharma 4.0™ di ISPE (International Society for Pharmaceutical Engineering). ISPE è la più grande associazione globale not-for-profit che raggruppa i professionisti del Life Science. 

Quali nuove figure professionali e competenze si creeranno nel Life Science?

Secondo un recente report “Professioni 2030. Il futuro delle competenze in Italia” di alcune società di lavoro interinale e consulenza nel settore Pharma: “si rileva una tendenza occupazionale in aumento".

Anche secondo una recente intervista a Massimo Scaccabarozzi presidente di Farmindustria.

“La farmaceutica è il settore dove sono più numerose le imprese che ritengono che l’adozione delle nuove tecnologie porterà ad aumentare l’occupazione (+49% del totale) rispetto a quelle che pensano di ridurla”.

Incremento occupazionale quindi con una particolare richiesta di figure specializzate”: emerge che nei prossimi 10 anni fra i profili più in crescita ci saranno: primi direttori e dirigenti del dipartimento ricerca e sviluppo (+8,1%), poi ingegneri biomedici e bioingegneri (+4,3%), farmacologi (+4,1%), tecnici della conduzione e del controllo di impianti farmaceutici.

Ciò che segnalo è che le figure professionali strategiche per il futuro sono “Ibride”: coniugano expertise e formazione specifica in ambiti diversi, anche molto distanti tra loro. E sono ricche di soft skills.

Ricordo la recente ricerca del WEF sui top skills che serviranno per il futuro della industria Europea.

6 su 10 sono puri “soft skills”, tra cui:

  • problem solving creativo;
  • approccio imprenditoriale;
  • capacità di lavorare in un team multiculturale, interdisciplinare, con il rispetto della diversità;
  • efficaci capacità comunicative (non solo tra human being ma anche con le macchine);
  • apertura al cambiamento costante;
  • capacità di gestire un’aumentata complessità su requisiti multipli e task

E se devo dire tra tutte queste le ultime due (apertura al cambiamento e gestione di realtà complesse e multitasking) sono le due sulle quali vedo ancora più difficoltà e sulle quali consiglio di impegnarsi in modo particolare, anche per i giovani.

Quindi nel Life Science nuove professioni: certo STEM (Science, Engineering, Technology and Math) uniti alle soft skills citati:

  • Ingegneri con competenze di assicurazione qualità, compliance e regolatorie;
  • Informatici e grafici creativi insieme, per il miglioramento delle interfacce uomo macchina.

Ma non solo: psicologi e tecnologi.

Vi porto l’esempio reale dell’amico professionale e fondatore di Innerspace, Sebastian Scheler, formatosi come psicologo, ha poi fondato la sua startup, oggi riconosciuta realtà che si occupa di Virtual Training per le sale sterili. Proprio partendo dalla sua knowledge e dalla sua esperienza da psicologo ha formulato lo studio della teoria dell’errore umano applicandola alle procedure di training in area sterile, ideando così un’innovativa metodologia e strumentazione gestita interamente in virtual reality.

Attrarre i talenti verso il nostro settore mentre c’è una shortage importante di risorse specializzate...

Se è vero che ognuno di noi è un consumatore, è altrettanto vero che il fruitore finale della catena del valore del Pharma, del nostro comparto professionale, è invece un paziente, che spesso non può scegliere.

A differenza di altri settori industriali, perciò, noi tutti nella filiera del Pharma e Life Science dobbiamo tenere conto di regole e linee guida, la cui applicazione è controllata dalle agenzie del farmaco, che in ogni regione e Paese del mondo sorvegliano i nostri stabilimenti, i nostri prodotti e i nostri servizi.  

Un concetto, quello di avere un paziente alla fine della nostra catena logistica, che può sembrare banale e di facciata, ma che sono convinta invece debba dare e dia a ogni nostra attività un valore etico, un “sense of purpose” come dicono gli anglosassoni, che ci differenzia da tutti gli altri settori e ci fa percepire un senso di appartenenza e una responsabilità importante e unica.

Ecco come attrarre talenti. Il “sense of purpose” unico che abbiamo nel nostro comparto. La salute. Ci ricordano gli analisti che entro sei anni i millenial saranno il 50% della forza lavoro e che sarà sempre più difficile attrarre giovani con talenti multidisciplinari, che saranno sempre più necessari: lo abbiamo detto. Un po’ scienziati e un po’ ingegneri con un ampio set di soft skillSempre secondo gli stessi analisti, per i millenial flessibilità e “sense of purpose” sono determinanti per scegliere il lavoro della vita.

Ho l’ambizione di credere che a loro, ai giovani che sceglieranno il Pharma e Life Science come “casa professionale” proprio perché abbiamo un “sense of purpose” unico, daremo in mano le leve del cambiamento verso un futuro con più salute per tutti. Cambiamento in atto da tempo ma oggi ormai obbligato a causa dell’emergenza pandemica globale.

Quanto l'alta formazione può essere fondamentale in questa fase di cambiamento?

L’alta formazione è fondamentale, in particolare proprio oggi, perché viviamo un momento di grande complessità, incertezza, volatilità e cambiamento. Ciò porta le aziende, in particolare vedo quelle del Life Science, alla imperativa necessità di velocizzare le tempistiche di inserimento delle risorse al fine di renderle efficaci il prima possibile. La risposta è senz’altro l’alta formazione, ancora più efficace se affiancata a degli stage.

L’alta formazione deve perciò permettere di far arrivare all’industria professionisti operativi in tempi brevi perché già formati in ambiti di “nicchia” e “molto verticali”. Deve completare la formazione “canonica” con competenze verticali ma anche unirle a competenze trasversali (es: economia, management) e ai soft skills già citati.

Il vostro master sul regolatorio ne è un ottimo esempio. 

La settimana scorsa sono stata alla consegna dei diplomi per dei Master post-laurea in GMP Compliance di cui ISPE è sponsor (forniamo formatori). E parlando con la Professoressa che ha coordinato il Master, mi diceva di come tutti gli studenti ai quali abbiamo consegnato il Master fossero già tutti assunti presso aziende locali o multinazionali. Ed ho sentito pareri entusiasti dalle aziende ed ho visto visi felici da parte degli ormai ex studenti. Davvero un bel risultato.

Quali figure professionali saranno quelle che trainano tale rivoluzione?

La chiave è di nuovo la figura “ibrida”, in grado di coniugare competenze tecniche diversificate e soft skills: creatività con pensiero laterale, problem solving in ambiti complessi e apertura al cambiamento.

Permettetemi un esempio “leggero” dalla fantascienza (neanche troppo lontana se è vero che un direttore della NASA ha fatto da advisor e lo ha definito “ragionevolmente realistico”).

Il protagonista del film The Martian, un ingegnere meccanico ed anche botanico, che riesce a sopravvivere su Marte solo grazie all’unione di competenze così lontane tra loro, competenza tecniche di ingegneria e di botanica, unite ad ingegno e inventiva e quindi a tante soft skills: creative problem solving, gestire la complessità, pensare “out of the box”.

Un esempio dalla vita reale: Il nostro amico Sebastian citato prima, uno psicologo che porta miglioramenti al comportamento umano per la Formazione in aree Sterili, grazie alle nuove tecnologie.

E tu? Vuoi allenare il tuo Mindset a diventare dinamico?

Lorenza Moscarella, Consulente e formatore Affari regolatori, Career coach,
Docente del Master in Management e Marketing dell’Industria Farmaceutica

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Image

[1] https://www.treccani.it/vocabolario/apprendimento

[2] https://www.treccani.it/vocabolario/studiare/

[3] Carol Dweck: " Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo"

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