Privacy sui social, altolà del Garante alla pubblicità “personalizzata” basata sul legittimo interesse

Privacy sui social

Arriva un altolà da parte del Garante Privacy in merito alla pubblicità “personalizzata” basata sul legittimo interesse sui social network.

Un avvertimento rivolto in particolar modo a Tik Tok. Un segnale forte: è illecito utilizzare dati personali archiviati nei dispositivi degli utenti per profilarli e inviare loro pubblicità personalizzata in assenza di un esplicito consenso. Il social risponde. Come?

Tik Tok, in seguito al deciso ammonimento, ha pensato di rinviare il passaggio al legittimo interesse come base giuridica per la propria pubblicità. Ma di cosa stiamo parlando? Di una forma di advertising “personalizzata” per le persone maggiori di 18 anni, cioè fondata sulla profilazione dei comportamenti tenuti nella navigazione sulla piattaforma.

Un passo indietro, dunque, di cui il Garante Privacy sembra lieto. L’Autorità Garante aveva basato la propria tesi sull’incapacità di Tik Tok (e di altri social network) di identificare le persone di maggiore età, evidenziando il rischio che la pubblicità potesse raggiungere anche i minori.

Ora, il Garante per la protezione dei dati personali prende atto della decisione “responsabile” del social network e si dichiara aperta a un dialogo finalizzato alla ricerca del bilanciamento tra interessi economici e diritti degli utenti.

La violazione della direttiva “ePrivacy” ha consentito al Garante di intervenire direttamente e in via d’urgenza nei confronti di Tik Tok, al di fuori della procedura di cooperazione prevista dal Gdpr. Contestualmente l’Autorità aveva comunque informato la Data Protection Commission d’Irlanda, Paese in cui Tik Tok ha il proprio stabilimento principale, e il Comitato europeo per la protezione dei dati personali.

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