Storie, diffusione di un fenomeno che interessa ormai tutti i social network più usati

Storie, diffusione di un fenomeno che interessa ormai tutti i social network più usati

Contenuti immediatamente fruibili, e distrutti dopo una manciata di ore. Foto e video, ma anche tanti effetti, gif, blocchi di testo, e tanti altri strumenti che fanno impazzire gli utenti.

Social Network

Le storie sono ormai un vero e proprio fenomeno, che non conosce distinzioni geografiche, demografiche, di comportamento. Il digital marketing degli ultimi anni è stato, per certi versi, sconvolto dalla diffusione quasi incontrollata di una tendenza sempre più marcata.

Di cosa parliamo? Per chi ancora non le conoscesse, si tratta di una funzionalità che permette di pubblicare foto, video, immagini con testo, che in un arco temporale definito (24 ore) scompaiono sia dal feed degli altri utenti (che non potranno più vedere il contenuto), che da quello dell’utente stesso (che, per alcune piattaforme, è visibile solo in un archivio. Nel gergo tecnico, si tratta di contenuti effimeri, un’espressione il cui significato si rifà al concetto di ‘autodistruzione’ di cui stiamo parlando.

In principio, era Snapchat: è stato questo il primo social network a utilizzare le stories come veicolo per comunicare messaggi di tipo multimediale. Tuttavia, il primo tra i più popolari social network a implementare in via definitiva questo modo di comunicare è stato senza dubbio Instagram. È su questa piattaforma che le stories hanno raggiunto l’apice della loro notorietà, e si sono definitivamente consacrate nel grande pubblico.

Se c’è una cosa che Facebook e YouTube sanno fare meglio di tutti, è riuscire a prendere il meglio da altre piattaforme di social networking. Zuckerberg ha fatto esattamente questo con Instagram (che dal 2012 è di proprietà dello stesso gruppo), aggiungendo le storie al feed principale degli utenti. Il funzionamento di base è lo stesso di sempre; la portata di questo strumento, tuttavia, segna una tendenza in continua crescita.

Fino all’invasione, da parte delle stories, di due piattaforme apparentemente avulse dall’ascesa del fenomeno: Linkedin e Spotify. Il primo, piattaforma per lo sviluppo di contatti professionali; il secondo, social network servizio musicale che offre lo streaming on demand. Tratti in comune: stanno espandendo le proprie mire verso il social networking; stanno utilizzando uno strumento che, all’inizio, non sembrava certo pensato per loro.

Stanno semplicemente riscrivendo il presente (Spotify, a dire il vero, è ancora in fase embrionale in tal senso) e scrivendo il futuro: adoperare qualcosa di effimero – come detto prima, un termine usato tutt’altro che a caso – in piattaforme che fanno della continuità (professionale e musicale) la propria base, è un segno di innovazione, e di apertura nei confronti di strumenti che possono rappresentare una concreta possibilità di migliorarsi continuamente e di abbracciare un pubblico sempre più vasto.

 

 

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