Export, innovazione e PMI: come migliorare le performance? Lo studio

Export PMI

L'articolo pone l'accento sul tema dell'impatto dell'innovazione sulle aziende esportatrici e sulla loro migliore performance sui mercati internazionali. Alcuni studi e statistiche, avallano l'approccio vincente anche delle PMI che procedono nell'ottica dell'innovazione sia di prodotto che di processo.

È più probabile che gli innovatori diventino esportatori rispetto ai non innovatori? È più probabile che gli esportatori siano innovatori rispetto ai non esportatori? Ma poi, parliamo soltanto di grandi aziende, o anche di PMI?

A queste domande ha provato a dare risposta un interessante studio condotto dall’Istituto per gli studi economici e dell’innovazione di Melbourne [1] su oltre 3000 PMI australiane, appartenenti a vari settori e dimensioni.

Il gran numero di dati incrociati e comparati ha evidenziato che nella maggior parte dei casi l'innovazione porta all'esportazione e che l'innovazione di prodotto ha un impatto più veloce rispetto all'innovazione di processo. Ciò non sorprende: un nuovo prodotto attirerà l'attenzione di un mercato più velocemente di un nuovo processo.

Ne deriva che le PMI che vogliono entrare nei mercati di esportazione dovrebbero concentrarsi prima di tutto sulla scoperta e/o creazione del proprio vantaggio comparativo, introducendo l'innovazione di prodotto o di processo, a seconda del settore.

Mentre le grandi imprese tendono naturalmente a questo ciclo di valorizzazione, le PMI vanno accompagnate, formate e informate, sulle molteplici opportunità di accesso all’innovazione di prodotto e di processo anche a loro accessibili ed implementabili.

Di fronte alla quarta rivoluzione industriale (economia 4.0), al gran numero di tecnologie abilitanti in ogni ambito e funzione, non è più pensabile di poter fare impresa/prodotti ed esportazioni ignorando la componente innovazione.

La Mappa di Bloomberg ben ci mostra il livello mondiale dell’innovazione e la sua distribuzione tra i vari Paesi. L'innovazione di prodotto è, intuitivamente, più importante dell'innovazione di processo, per i settori primario e manifatturiero, mentre l’innovazione di processo è ciò che conta per il settore dei servizi.

Un risultato interessante dello studio è la constatazione che rimangono competitive a lungo sui mercati di esportazione, quelle aziende che oltre ad eventuali prodotti, operano l’innovazione dei processi; ossia quelle aziende che si lasciano contaminare dal tema dell’innovazione e intraprendono percorsi di aggiornamento organizzativo, cambiamento tecnologico, formazione continua, in un’ottica virtuosa di apprendimento e adattamento continuo ai cambiamenti.

Anche questo tema, più naturalmente approcciato dalla Grande Impresa, è ormai un imperativo anche per le PMI, per la loro qualità e longevità sui mercati internazionali.

Non si tratta di un’innovazione astratta ma di innovazione vendibile che si traduce in fatturato per le imprese che realizzano migliore marginalità nel mix prodotto/servizio/prezzo e nel rapporto costi/ricavi.

In breve, i mercati di esportazione presentano due sfide: rompere la barriera all'ingresso e quindi trovare un successo sostenibile nel nuovo mercato.

L'innovazione di prodotto e di processo, originale e continua, è la chiave per affrontare entrambe le sfide.

In questo contesto di continuo cambiamento, anche la figura dell’export manager cambia e si evolve da interfaccia azienda/mercati/clienti, diventando un elemento chiave nello schema azienda/innovazione/mercati/clienti/innovazione. L’export manager esporta l’innovazione dell’azienda (comunicandola) ed importa in azienda le innovazioni dei mercati internazionali. Assieme agli imprenditori/innovatori è parte integrante del processo di riorganizzazione e di marketing. L’export manager deve aggiunge alle proprie competenze commerciali, relazionali e tecniche anche qualche elemento di change management.

[1] Melbourne Institute of Applied Economic and Social Research and Technology’s Centre for Transformative Innovation - Alfons Palangkaraya

 

Un articolo a cura della dottoressa Sabrina Riccomi, Docente del Master in Export Management

 

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