Quando il luppolo crea lavoro: sei assunzioni al giorno nel mondo della birra

Quando il luppolo crea lavoro: sei assunzioni al giorno nel mondo della birra

Circa quattromila nuove unità in due anni per diverse posizioni lavorative. Svariate le qualità richieste per essere impiegati in un settore che potrebbe rappresentare parte del futuro del Paese

La birra crea lavoro. È quanto emerge da uno studio riportato dall’Osservatorio Birra, dal titolo “Le insospettabili professioni della birra”. Il suo merito è stato quello di illustrare dati frutto dell’analisi di Althesys, società specializzata nella consulenza strategica e nella ricerca nel settore, compiuta per conto di Birra Moretti.

Tante le statistiche interessanti dal punto di vista della spendibilità occupazionale degli interessati ad essere impiegati in questo ambito. Tra queste, vi è sicuramente il fatto che dal 2015 al 2017 gli occupati nel settore della birra sono cresciuti del 5%. Sono infatti circa quattromila le unità che in due anni hanno sfruttato le opportunità di nuova occupazione che quest’area dell’agroalimentare offre.

Una semplice media aritmetica pone ulteriormente l’accento su quanto di positivo c’è nel mondo del luppolo: con questa tendenza, sono circa sei al giorno le assunzioni. Un settore, questo, che sembra offrire opportunità professionali reali e concrete: su un campione di settemila intervistati, emerge che il 50% dei dipendenti nelle fabbriche di birra è assunto da più di dieci anni e un altro 33% è in azienda da almeno cinque anni.

Numeri in controtendenza, in un Paese come l’Italia davvero poco prolifico nella formazione di nuova occupazione. Ma quali qualità servono per lavorare in questo settore? Innanzitutto, occorre conoscere bene il prodotto (18% delle risposte) e la industry (5%). Inoltre, sono richieste anche qualità manageriali (11%) e di formazione del personale (14%), nonché da imprenditore (8%).

Svariate anche le posizioni lavorative generalmente impiegate nel settore della birra. Mastro birraio, tecnologo alimentare, ingegnere chimico-alimentare, responsabile controllo qualità, coordinatore sostenibilità, ma anche digital innovation manager, commerce specialist, tecnico grafico e tanto altro.

L’area geografica con più posizioni aperte sembra essere il Nord Italia, ma non è detto che anche le restanti parti del Paese possano risentire positivamente di questo trend. C’è inoltre molto da migliorare: sembra infatti che l’85% delle aziende investa in formazione, ma che questa non sia ancora all’altezza della richiesta. Ma le prospettive sembrano rosee. Che il mercato del luppolo sia parte del futuro del Paese?

 

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