Jobs Act, le principali novità nel mondo del lavoro

Jobs Act, le principali novità nel mondo del lavoro

Dopo il tanto parlare in ambito politico e a livello di pubblica opinione e in questo periodo di fermento per le importanti novità introdotte grazie anche al reddito di cittadinanza e la quota 100, si è ricominciato a dibattere sul Jobs Act e sui suoi effetti in termini di impatto sociale e di propulsore allo sviluppo nell’ottica degli scenari che cambiano.

 

Mondo del Lavoro: principali novità

A circa quattro anni dalla sua introduzione ho ritenuto utile fare un breve ricapitolo delle principali novità che hanno segnato il diritto del lavoro del nostro paese.

Intanto è opportuno ricordare che il Jobs Act è la legge che delega il governo ad apportare importanti riforme nel mondo del lavoro attraverso dei decreti attuativi con riferimento ai temi del lavoro, del welfare, delle pensioni degli ammortizzatori sociali.

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Lo spartiacque coincide con la data del 7 marzo 2015 a partire dalla quale le aziende hanno potuto assumere con il cosiddetto contratto a tempo indeterminato “a tutele crescenti”.

Di seguito una sintesi delle principali misure previste:

  1. Contratti stabili: la normativa ha reso più convenienti alle aziende i contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti rispetto alle altre tipologie contrattuali cosiddette flessibili;
  2. Licenziamenti e reintegro: si tratta degli aspetti che più hanno fatto parlare e che prevedono, per coloro che sono assunti in regime Jobs Act, la sostituzione dell’istituto della reintegra con il solo indennizzo economico che sarà, appunto crescente, al crescere dell’anzianità del dipendente licenziato.

La possibilità di reintegro permane nel solo caso di licenziamento discriminatorio, mentre per quanto riguarda il licenziamento disciplinare la possibilità di reintegra è legata alla capacità di dimostrare l’insussistenza del motivo di licenziamento sostenuto dall’azienda.

  1. Trattamento di disoccupazione: viene introdotta la Naspi, di cui stiamo assistendo ad una crescita nelle erogazioni da parte dell’Inps rispetto alle indennità di disoccupazione erogate in passato. La durata è legata alla storia contributiva del disoccupato e il cui periodo massimo può raggiungere i due anni;
  2. Tipologie contrattuali possibili: sono state ridotte le fattispecie contrattuali che si riteneva comportassero abusi come ad esempio i contratti a progetto.

I contratti a termine, pur essendo mantenuti, sono stati resi più onerosi per le aziende, gli stessi hanno poi subito una modifica nella disciplina dal più recente “decreto dignità” con l’obiettivo di “spingere” le aziende a preferire la forma del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.

  1. Demansionamento: altra importante novità in quanto viene reso possibile nei casi di riorganizzazione aziendale e rivolto sostanzialmente a mantenere il livello occupazionale;
  2. Cassa integrazione: non è più possibile autorizzarla nei casi di cessazione definitiva dell’attività aziendale.
  3. Semplificazione: vi è stata la spinta alla semplificazione di adempimenti burocratici puntando il governo ad incentivare la via telematica.
  4. Contratti di solidarietà: semplificazione della tipologia di situazioni di applicazione con l’obiettivo di consentire alle aziende di far crescere i livelli occupazionali riducendo l’orario di lavoro e, di conseguenza, i costi delle retribuzioni.
  5. Ferie solidali: introdotta la possibilità per il lavoratore, che ha un plafond di ferie non godute, di “cederle” per solidarietà al collega che ne ha bisogno per assistere figli minori che necessitino di cure particolari.

Successive integrazioni sono state introdotte nel 2017 attraverso nuove norme che regolavano l’uso dei voucher Inps aboliti poi definitivamente il 17 marzo 2017.

 

Dott. Sergio Alberino
(Docente del Master Gestione, Sviluppo ed Amministrazione delle Risorse Umane; Docente del Master Giuristi d’Impresa)

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