Decarbonizzare l'Italia per creare 2,7 mln di nuovi posti di lavoro e possibili risparmi per 5,5 mld €/anno

Come creare imprese e lavoro in Italia? Parola chiave: decarbonizzazione

La decarbonizzazione, la riduzione dell’impiego di combustibili fossili, è ormai una priorità per quasi tutti i Paesi del mondo. La green economy non è vantaggiosa solo in termini ambientali e per la salute umana. Efficienza energetica ed energie rinnovabili richiamano infatti investimenti e innovazione. Questo vuol dire crescita in termini di Pil, occupazione, nuove imprese. In poche parole, salvare l’ambiente conviene a tutti. Lo spiega molto bene un report presentato a Roma da Legambiente.

 

Decarbonizzazione: gli accordi di Parigi

Sono passati due anni da quel dicembre 2015. Dal momento in cui i “grandi” del mondo hanno deciso di darsi da fare per affrontare i cambiamenti climatici. A quella conferenza sul clima, tenutasi a Parigi, fu deciso un piano d’azione globale per tenere il riscaldamento del pianeta ben al di sotto dei 2 gradi centigradi, riducendo le emissioni inquinanti “al più presto possibile”.

Al piano hanno aderito con gli anni tutti i Paesi del mondo, compresi Nicaragua e Siria (gli ultimi arrivati). L’amministrazione Trump annunciava a giugno la propria graduale uscita dall’accordo, che in ogni caso arriverà non prima di novembre 2020 (alla scadenza del suo mandato).

I Paesi membri dell’Ue hanno inoltre assunto l’obbligo di presentare un Piano nazionale clima-energia, con obiettivi di energia e decarbonizzazione al 2030 e con una proiezione al 2050. Un Piano che anche l’Italia dovrà presentare entro il 2018.

Legambiente ha commissionato a Elemens uno studio, o meglio una roadmap verso la decarbonizzazione al 2030 e al 2050. Con obiettivi coerenti con l’Accordo di Parigi sul Clima. L’obiettivo, spiegano i proponenti, è di “costruire un confronto con i settori produttivi nazionali e le istituzioni sul contributo italiano al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e sulle policy da attuare”.

La buona notizia è che nello studio – presentato di recente a Roma nel corso del X Forum “Qualenergia?” – oltre a prevedere il miglioramento delle condizioni ambientali, si elencano anche gli effetti benefici sull’economia. In termini di risparmio per le casse dello Stato e di creazione id nuovi posti di lavoro.

 

La decarbonizzazione fa crescere l’economia

Gli obiettivi ambientali previsti nello studio sono essenzialmente due. Il primo è quello di una riduzione delle emissioni coerente con gli Accordi di Parigi: raggiungere, entro il 2030, il -55% (rispetto al 1990) di emissioni di CO2, e il -95% entro il 2050. Obiettivi più ambiziosi di quanto previsto dalla Sen (Strategia energetica nazionale), che invece punta al -40% entro il 2030.

Allo stesso tempo si punta allo sviluppo delle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica per ridurre il ricorso ai combustibili fossili sia nel vettore termico che in quello elettrico. Qui l’obiettivo dello scenario descritto da Legambiente è di 49 Mtep/anno al 2030. Questa doppia strategia – investimenti in rinnovabili e riduzione del fabbisogno energetico acquistato dall’estero (petrolio, gas e carbone) – avrebbe, se implementata, due conseguenze estremamente positive per il Paese:

  • Risparmio di risorse pari a 5,5 miliardi di euro l’anno sull’acquisto di materie prime.
  • Incremento dei posti di lavoro nei settori dell’energia e dell’innovazione tecnologica, grazie a investimenti pari a 233 miliardi di euro entro il 2030. Legambiente calcola che tali risorse possono portare a creare nuove aziende e quindi 2,7 milioni nuovi posti di lavoro, tra permanenti e temporanei.

 

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La roadmap: quali scelte sono necessarie?

Sono principalmente 3 le scelte necessarie affinché i benefici della decarbonizzazione diventino fattivi da qui al 2030:

  • Aumentare l’installazione di potenza in ambito eolico e fotovoltaico: nel primo caso, la potenza dovrà almeno raddoppiare, nel solare triplicare. Per raggiungere tali obiettivi, previsti dalla Sen, è necessario prevedere nuovi sistemi di incentivi, contratti di lungo termine e l’apertura ai prosumer (professional consumer);
  • Trasporto pubblico locale: occorre aumentare la dotazione di metro e tram nel contesto urbano e incentivare la crescita della sharing economy. In ambito privato, è necessario rivedere il sistema del trasporto merci promuovendo l’impiego di biometano e gpl, anche per trasporto pesante e navale. Essenziale anche il miglioramento dell’infrastruttura dei punti di ricarica per i mezzi elettrici.
  • I settori industriale e civile dovranno puntare tutto sull’efficienza energetica (soprattutto negli edifici) e sull’approvvigionamento da fonti rinnovabili.

 

Innovazione e decarbonizzazione: un futuro pulito è possibile

La pubblicazione dello studio è significativa, anche per via del periodo storico che stiamo vivendo. Ci prepariamo infatti a nuove elezioni parlamentari. E in questo contesto è importante sottolineare come la difesa dell’ambiente non sia in contrasto con la crescita economica e dell’occupazione. Ma bisogna fare di più: le istituzioni tutte devono essere impegnate su questo fronte. Lo spiega il vice direttore del Kyoto Club, Francesco Ferrante, intervenuto alla presentazione dello studio Legambiente:

«La strada dell’innovazione, della decarbonizzazione, di un futuro più pulito sembra avere ancora molti ostacoli. Specialmente nel nostro Paese, dove le scelte politiche degli ultimi anni hanno messo molti bastoni tra le ruote a tutte quelle imprese, amministrazioni, cittadini che su rinnovabili e uso efficiente delle risorse vogliono puntare. Questo studio dimostra invece che chiunque voglia governare deve prioritariamente lanciare un grande piano ‘clima ed energia’ per la modernizzazione e la decarbonizzazione italiana».

Parole a cui hanno fatto eco quelle di Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, che ha sottolineato come gli obiettivi per il clima siano assolutamente raggiungibili:

«Grazie alle tecnologie di cui disponiamo, già oggi possiamo immaginare un futuro fossil free. La decarbonizzazione non è solo l’unica strada possibile per combattere i cambiamenti climatici, ma è anche una grande opportunità di modernizzazione e sviluppo del Paese. Al Governo chiediamo di mettere subito in campo politiche coerenti, a partire dalla Legge di Bilancio».

 

 



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