Politiche per la Riduzione delle Emissioni di CO2: quali scelte per l’Italia

Politiche per la Riduzione delle Emissioni di CO2: quali scelte per l’Italia

 

A distanza di cinque mesi dalla 22° Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, svoltasi a Marrakech lo scorso anno e a poco più di quindici mesi dallo storico “Accordo di Parigi” del dicembre 2015 (COP 21), che ha riconosciuto come improcrastinabili gli impegni per la lotta ai cambiamenti climatici, ponendo l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale terrestre entro i 2°C rispetto ai livelli preindustriali, si accelerano le iniziative per allineare le politiche nazionali ed europee all’ambizione dell’Accordo di Parigi.

 

Lo scorso 19 aprile 2017, presso la Sala degli Atti Parlamentari, Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, World Energy Council Italia e l’Associazione Parlamentari per lo Sviluppo Sostenibile hanno organizzato un incontro per promuovere il dibattito sulle prospettive di decarbonizzazione dell’energia e sui meccanismi necessari per sostenerla.

L’iniziativa ha preso spunto dallo studio di Nomisma Energia che propone di cambiare il mercato della CO2, per rendere più efficienti le politiche europee di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e aumentare la competitività dell’Italia, anche attraverso possibili misure “low carbon”. Specifici interventi per accrescere il prezzo della CO2 potrebbero, si legge nel comunicato stampa, favorire gli investimenti in tecnologie a basso impatto di carbonio, accelerando la transizione energetica.

 

Il confronto che WEC Italia e i Parlamentari per lo Sviluppo Sostenibile hanno lanciato a Roma ha avuto lo scopo di analizzare possibili azioni per rendere più efficaci gli strumenti adottati a livello europeo per conseguire gli obiettivi di diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra. Obiettivi che l’Europa ha approvato nell’ottobre 2014 e che prevedono, al 2030, la riduzione del 40% delle emissioni di CO2, un incremento del 27% delle fonti rinnovabili e un incremento di almeno il 27% dell’efficienza energetica.

 

Vantaggi e Criticità dell’ETS (Emission Trading System)

Tale confronto acquista particolare significato in questo momento in cui è in corso la revisione della direttiva ETS (Emissions Trading System), finalizzata a rafforzare il meccanismo di scambio delle quote di emissione di CO2 nel mercato europeo. L’ETS, dopo una prima fase di prova (2005 – 2007) la successiva fase di adempimento (2008-2012), è entrato nella terza fase che terminerà nel 2020.

Dal 2021 in poi, l’ETS entrerà nella cosiddetta 4^ fase che si protrarrà fino al 2030, durante la quale dovrà dimostrare la propria efficacia nell’innescare una trasformazione tecnologica capace di portare il settore energetico e quello industriale alla decarbonizzazione.

In questo contesto si inserisce lo studio di Nomisma Energia che – commissionato da Ansaldo Energia, Edison, ENI, Erg, Snam e Sorgenia – analizza vantaggi e criticità dell’ETS, valutando iniziative integrative o alternative all’ETS stesso. Secondo lo studio, in questi anni il sistema, pur risultando inizialmente un valido aiuto per le imprese soggette alla riduzione delle emissioni climalteranti, non è riuscito da solo ad avviare efficacemente la transizione verso tecnologie a basso impatto di carbonio.

Questo soprattutto a causa del valore economico che le quote di CO2 hanno assunto sul mercato: prezzo troppo basso per consentire gli investimenti necessari a sostenere l’innovazione industriale e la ridefinizione del mix di combustibili per la produzione di elettricità.

 

Secondo le ultime rilevazioni, la CO2 ha una quotazione che oscilla intorno al valore di 5 euro/tonnelata, molto al di sotto della soglia stimata da Nomisma Energia per stimolare almeno il cosiddetto “switch” fra il carbone e il gas. Un adeguato prezzo della CO2 – oltre a dare impulso alla generazione elettrica con impianti ad alta efficienza e a basse emissioni, come i cicli combinati a gas naturale – potrebbe anche favorire l’ulteriore sviluppo delle fonti rinnovabili.

 

Le Soluzioni Possibili alla Riduzione delle Emissioni

Diverse sono le soluzioni che lo studio di Nomisma Energia propone per valorizzare in maniera opportuna la CO2 e per integrare il mercato con misure in grado di incidere in maniera selettiva sulle fonti a maggiore intensità carbonica.

A livello europeo, prevede l’adozione di un approccio integrato che tenga conto sia delle misure di mitigazione delle emissioni di CO2, sia degli interventi a tutela della competitività del sistema industriale. Nello specifico, lo studio di Nomisma Energia ipotizza l’introduzione del meccanismo di “carbon price collar” da associare all’attuale riforma del sistema ETS. Il meccanismo prevede che il prezzo della CO2 oscilli entro una “banda” delimitata da un prezzo minimo e un prezzo massimo, crescenti anno dopo anno fino al 2030.

La permanenza del prezzo della CO2 a valori adeguati e, comunque, sempre all’interno della “banda di oscillazione” verrebbe assicurata attraverso un meccanismo di sottrazione o immissione di quote di CO2 nel mercato: se il prezzo è inferiore al prezzo minimo stabilito, le quote vengono sottratte al mercato e poste in una apposita “riserva”, al contrario, se il prezzo supera quello precedentemente definito, le quote di CO2 vengono immesse nel mercato. Tale meccanismo avrebbe il vantaggio di sfruttare la cosiddetta “Market Stability Reserve” che entrerà in vigore nel 2019.

 

A livello nazionale, non essendo necessario il consenso da parte degli altri Stati Membri dell’Unione Europea, lo studio di Nomisma Energia suggerisce l’adozione di un sistema alternativo all’ETS, l’EPS (Emissions Performance Standard). Questo strumento, eventualmente integrato con un prezzo minimo della CO2 (“carbon floor”), fisserebbe una soglia massima per le emissioni specifiche di CO2 (g/kWh) da non oltrepassare, o, qualora fosse superata, le emissioni prodotte subirebbero una maggiore penalizzazione (ad es. obbligo di acquisto di permessi CO2 supplementari), consentendo di valorizzare la generazione termoelettrica più efficiente, di assicurare i futuri investimenti nelle fonti rinnovabili e di contenere i costi diretti e indiretti associati al prezzo della CO2 per i consumatori finali, a vantaggio della competitività dell’Italia.

 

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