Economia, cosa prevede l’accordo della tassazione unica sulle società

tassazione unica

Una storica intesa quella che è stata raggiunta nell’ultimo G20 delle Finanze che si è tenuto a Venezia. L’accordo sulla tassazione unica sulle società multinazionali è realtà, e arriva dopo diversi anni di discussioni su un tema sul quale si è dibattuto su più fronti.

Una riforma della fiscalità internazionale che comprende una minimum global tax, quella che ha coinvolto diversi Paesi, e che rappresenta la soluzione che viene prospettata riguardo a questioni come la riallocazione degli utili delle imprese multinazionali e un’imposta minima globale effettiva.

Al momento mancano ancora alcuni dettagli da mettere a punto, come l'aliquota minima, che la Francia e altri vorrebbero superiore al 15%, e la fissazione della quota degli utili da redistribuire (fra il 20 e il 30%). Sarà l’Ocse a limare i dettagli, per avere un via libera al G20 delle finanze di Washington, l'ok dei capi di Stato e Governo al G20 di Roma il 30 e 31 ottobre e l'entrata in vigore nel 2023.

“Un accordo che contribuirà a stabilizzare il sistema fiscale internazionale nei prossimi anni, conferendo maggiore certezza fiscale e fermando la corsa al ribasso sulle aliquote delle imposte sulle società”, ha dichiarato il ministro dell’Economia Daniele Franco.

L’obiettivo dichiarato dell’accordo, intercorso tra i ministri delle Finanze e i governatori, mira a spingere per un sistema fiscale internazionale più stabile e giusto tassando le multinazionali, al fine di stabilire un meccanismo di ripartizione degli utili fra i Paesi. Al momento, all’appello risultano assenti sette Paesi, che a livello dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse) non hanno firmato l'intesa; tre sono europei, e sono Ungheria, Estonia e Irlanda.

 

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