Il licenziamento senza comunicazione diretta al dipendente è legale? Questa la questione, tutt’altro che banale, che la Cassazione solleva – e risolve – nell’ambito di una recente ordinanza.
Il provvedimento è legittimo anche se non c’è una vera e propria comunicazione e il dipendente stesso ne viene a conoscenza da terzi?
Parliamo innanzitutto del licenziamento. Si tratta di un recesso unilaterale dal rapporto di lavoro subordinato da parte del datore di lavoro, ovviamente nei confronti del dipendente. Chiariamo che un licenziamento è legittimo solo se ci sono valide motivazioni alla base del provvedimento. È questa, tuttavia, una informazione ‘preliminare’, dato che è legittimo licenziare solo se sussiste l’adempimento di una procedura definita e corretta.
La recente ordinanza della Cassazione ha stabilito che il licenziamento è valido anche se il lavoratore ne viene a conoscenza non direttamente dal datore ma per altre vie, come ad esempio dall’amministrazione o dall’ufficio del personale.
La legge stabilisce che nelle grandi aziende, cioè quelle con almeno 15 dipendenti, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo deve essere preceduto dalla relativa comunicazione all’Ispettorato territoriale del lavoro del luogo in cui il dipendente presta servizio e, per conoscenza, al lavoratore stesso.
Ma non sono previste dal nostro ordinamento particolari modalità di comunicazione del licenziamento: sebbene di solito venga utilizzata una raccomandata a/r, non esiste una via univoca per comunicare la notizia al dipendente. Tuttavia, se il provvedimento non è stato adottato per giusta causa ma per giustificato motivo soggettivo, la comunicazione deve contenere i termini del preavviso.
