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Rapporto datore-dipendente e diritto alla privacy: come funziona in caso di difesa in giudizio?

Il diritto alla privacy è ormai universalmente riconosciuto come uno dei più importanti di tutti.

La tutela dei dati personali è infatti una tematica coinvolgente, che appassiona non solo i giuristi, ma anche i semplici curiosi che scelgono di approfondirne gli aspetti salienti. Ma cosa succede al lavoro, in caso di difesa in giudizio di una delle parti? Vediamo insieme come funziona la privacy nel rapporto tra datore di lavoro e dipendente. Giustizia

Come funziona il diritto alla privacy sul lavoro, e nel rapporto tra datore e dipendente

Come tutti gli altri, il diritto alla privacy deve essere collocato in un delicato sistema di bilanciamento con altri diritti. Ma, come è del resto facile da immaginare, occorre collocare la tutela dei dati personali, per quanto riguarda il rapporto tra datore di lavoro e dipendente, in maniera differente rispetto alle altre fattispecie.

Nel Codice della privacy non manca un’espressa regolamentazione di tale esigenza di bilanciamento rispetto a determinati interessi, ma è la giurisprudenza che, in questi casi, ha il compito di fare chiarezza.

È la Cassazione a fornirci importanti spunti in tal senso. Intervenendo più volte con specifico riferimento alla questione del bilanciamento tra tutela della privacy e diritto di difesa in giudizio, ha stabilito come il diritto di difesa in giudizio prevale sul diritto alla riservatezza dei dati personali, qualora tali dati siano necessari per finalità, appunto, di tutela giudiziale, seppur in presenza di determinate condizioni.

La sentenza 12 novembre 2021, n. 33809 della Cassazione civile, Sezione Lavoro, è lo strumento con cui la Corte ha ribadito il principio di cui sopra. Nello specifico caso contemplato, le informazioni utilizzate dal datore per agire in giudizio nei confronti dell’ex-dipendente al fine di accertare la responsabilità di quest’ultimo per danno all’immagine e alla reputazione professionale dell’azienda, furono dichiarate inutilizzabili a scopo probatorio dalla Corte d’appello.

È qui che è entrata in gioco la Cassazione, che ha accolto il ricorso del datore di lavoro, evidenziando la legittimità della riproduzione in giudizio dei dati personali dell’ex-dipendente qualora ciò sia necessario al fine di esercitare il diritto di difesa del datore di lavoro.

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