Privacy e riconoscimento facciale, 20 milioni di euro a Clearview

riconoscimento facciale

È una multa epocale quella che alcune settimane fa il Garante Privacy italiano ha comminato a Clearview, società operante nel settore IT che fornisce software di riconoscimento facciale, il quale - stando a quanto sostiene l'azienda stessa - viene commercializzato principalmente per le forze dell'ordine.

Venti milioni di euro, questa la cifra che l’azienda dovrà pagare, per aver violato i dati personali degli utenti.

Come? Lo ha spiegato Diego Dimalta, co-fondatore di Privacy Network, associazione che in Italia si batte per la tutela dei dati personali: “Una decisione storica verso una società che ha creato un database utile per il riconoscimento facciale di tutte le persone del pianeta e lo ha fatto facendo pesca a strascico delle immagini pubblicate sul web", le parole di Dimalta.

Sarebbero 10 miliardi le foto che Clearview è riuscita a mettere insieme nel suo database, commercializzandole per perfezionare l’attività dei software di riconoscimento facciale. Le immagini verrebbero vendute, a tale scopo, ai governi e alle forze di polizia.

La soddisfazione verso questo provvedimento: “La multa da 20 milioni di euro del Garante della privacy italiano contro l'azienda statunitense Clearview è una delle più alte di sempre. Finalmente un'attività che ha agito in una zona grigia è stata riconosciuta per quello che è: illegale”, ha detto Dimalta.

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