Lo dicono i dati: più donne nei cda, migliori performance aziendali

Lo dicono i dati: più donne nei cda, migliori performance aziendali

L’ultimo Quaderno della finanza “Boardroom gender diversity and performance of listed companies in Italy”, pubblicato da Consob, per la prima volta realizza un’analisi complessa, con modelli economici dinamici, dell’impatto della presenza femminile nei board aziendali.

 

La gender diversity in azienda crea valore. Un’ipotesi diventata realtà e che, negli ultimi anni, ha visto molti Paesi adottare diverse iniziative legislative e di autoregolamentazione volte a favorire una maggiore partecipazione delle donne alla vita delle società quotate, partendo proprio dalla tesi che una maggiore presenza femminile possa avere effetti positivi sulle performance societarie. In quest’ottica le conclusioni dell’ultimo Quaderno della finanza Boardroom gender diversity and performance of listed companies in Italy, pubblicato da Consob (Commissione Nazional per le Società e la Borsa), non possono passare inascoltate.

«La presenza delle donne nei cda aumenta la redditività delle aziende, ma serve una ragionevole ‘massa critica’ per avere risultati positivi, cioè almeno il 17-20% di quote rosa nel board», affermano i ricercatori dell’authority italiana.

In Italia si entra quindi, per la prima volta, in un’analisi più complessa, che utilizza modelli economici dinamici. E i risultati sono decisamente interessanti. «In particolare, quando la percentuale di donne supera un determinato threshold, che varia tra il 17% e il 20% del board, le stime evidenziano un effetto positivo e significativo su tutte le misure di performance utilizzate», si legge nella sintesi del lavoro.

Quando la percentuale di donne supera un determinato threshold, che varia tra il 17% e il 20% del board, le stime evidenziano un effetto positivo e significativo su tutte le misure di performance utilizzate.

La presenza di una sola donna nei consigli di amministrazione, si scrive nel paper, non ha alcuna possibilità di essere incisiva o di avere effetti sui risultati dell’azienda. Le cose cambiano nettamente da due donne in su, se si tiene conto di una media dei board italiani composta da una decina di membri. Nel caso del 20% di donne l’impatto è solo sul ROS (Return on sales) ed è pari allo 0,79. Impatti tutti positivi se la presenza femminile raggiunge il 30%: +0,51 sul ROA (Return on assets), 1,734 sul ROE (Return on equity), 0,67 sul ROIC (Return on invested capital) e 6,82 sul ROS.

Lo studio, inoltre, calcola l’impatto della legge 120 del 2011, la cosiddetta Golfo-Mosca, che impone alle società quotate di ripartire gli amministratori da eleggere in base a un criterio che assicuri l’equilibrio tra i generi, dovendo il genere meno rappresentato ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti.

L’analisi conferma come la legge abbia avuto un effetto positivo e significativo sulla percentuale di donne, aumentata in media di 17 punti percentuali subito dopo l'entrata in vigore della legge (cosiddetto instant reform effect) e di 11 punti percentuali successivamente (cosiddetto follow-up effect).

La presenza di una sola donna nei consigli di amministrazione non ha alcuna possibilità di essere incisiva o di avere effetti sui risultati dell’azienda. Le cose cambiano nettamente da due donne in su.

L’ingresso delle nuove amministratrici ha anche contribuito a modificare altre caratteristiche dei cda delle quotate, riducendo l'età media, aumentando la diversità per età e background professionale, il livello medio di istruzione e la presenza di donne 'interlockers', cioè presenti in più board.

Non ci sono dubbi: i cda che valorizzano la gender diversity tendono a funzionare meglio e sarebbero più aperti all’innovazione. Questa diversità interna permetterebbe inoltre di affrontare situazioni complesse, con una maggiore capacità di discernimento, di azione e di leadership. Certo, una piccola nota stonata esiste: la legge ha un limite temporale fissato a un rinnovo di tre mandati per ogni società, andando in scadenza nel 2021. Allora è chiaro come il working paper della Consob, esprimendo l’urgenza di muoversi in una direzione più gender sensitive, diventi un monito per il futuro non solo in campo societario, ma anche in un contesto di attenzione globale.

 

 

Fonte: Morning Future

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