Il segreto della tutela ambientale sta nei dati e nelle informazioni. È questo quello che emerge dall’analisi effettuata da Unep, l’Agenzia dell’Onu per la protezione ambientale, che fa il punto su quanta strada ci resta da fare per centrare gli obiettivi che ci siamo fissati per la fine del decennio che stiamo vivendo.
La protezione dell’ambiente, secondo quanto riferito dall’Onu, passa attraverso la raccolta e l’elaborazione di dati e info, attività che pur essendo interessate da un miglioramento negli ultimi anni, devono necessariamente progredire. 
“La nostra comprensione della dimensione ambientale degli Obiettivi di sviluppo sostenibile è in ritardo. Le nostre capacità limitate di raccogliere, diffondere e utilizzare efficacemente i dati ambientali hanno ostacolato la nostra comprensione olistica dell’ambiente e gli effetti su di esso dei fattori socioeconomici”, ha affermato Jian Liu, direttore della divisione scientifica dell’Unep. “Speriamo che questo rapporto sosterrà i paesi mentre rafforzano l’azione sulle dimensioni ambientali in vista per soddisfare l’Agenda 2030”.
In Europa, negli ultimi due anni gli indicatori con dati insufficienti o assenti sono diminuiti del 18%. Tuttavia, come detto, il problema rimane, ed è anche alquanto pronunciato: oltre la metà (63%) degli indicatori non dispone ancora di dati sufficienti per la valutazione. Due anni fa, invece, solo 30 indicatori avevano dati disponibili (32%), numero cresciuto fino a 39 indicatori quest’anno (42%).
C’è da investire, insomma, su questo complesso di attività tutt’altro che trascurabili, per cui il settore dovrà necessariamente servirsi di professionisti altamente qualificati, che annoverino nel proprio background formativo una preparazione solida, figlia di un percorso di Alta Formazione dal taglio pratico, spendibile nel mondo del lavoro.
