Fonti di energia rinnovabile: in Italia valore più che raddoppiato negli ultimi 12 anni

Fonti di energia rinnovabile: in Italia valore più che raddoppiato negli ultimi 12 anni

Il nostro Paese è passato da una quota di 10,7 a 22 Mega tep, tonnellate di petrolio equivalente. E l’obiettivo della quota FER fissato per il 2020 è stato già raggiunto; si punta al 2030

Una ventata di ottimismo quella che il Gestore dei servizi energetici porta con sé nel suo ultimo rapporto. Il Ministero dell'economia e delle finanze, che controlla la società, responsabile di incentivare lo sviluppo dell’energia alternativa nel nostro Paese, ha presentato il suo report “Fonti rinnovabili in Italia e in Europa verso gli obiettivi al 2020 e al 2030”, che raccoglie informazioni sul nostro utilizzo delle fonti rinnovabili rispetto al resto del continente.

L’analisi, che si basa su dati provenienti dall’ufficio statistico dell’Unione Europea Eurostat, disegna un quadro piuttosto ottimistico sul grado di sviluppo raggiunto dall’Italia per questo settore. Il nostro Paese, infatti, guadagna il terzo posto in classifica per quanto riguarda il valore del consumo di energia da fonti rinnovabili. Questa grandezza si misura in Mega tep, unità utilizzata per indicare le tonnellate equivalenti di petrolio.

Ebbene, i 22 Mtep espressi dall’Italia al termine del 2017, anno in cui (per ora) termina l’analisi di Eurostat e GSE, conferiscono al Bel Paese la medaglia di bronzo. Ben al di sopra della media europea, così come la quota FER, indice dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabile sui consumi energetici totali, che si attesta al 18,3%, contro la media europea del 17,5%. Dati confortanti, in particolar modo se affiancati dalla progressione del valore complessivo dell’energia proveniente da fonti rinnovabili, più che raddoppiato negli ultimi dodici anni: dai 10,7 Mtep del 2005 si è passati ai 22 Mtep del 2017.

Come siamo messi? L’obiettivo per il 2020 era quello di raggiungere il 17% di quota FER, risultato ottenuto con circa tre anni di anticipo, a patto, ovviamente, che non si assista a un calo in tal senso. Nelle mire italiane adesso c’è già il 2030, dove la percentuale da raggiungere si attesterà al 30%. Ce la faremo? Di certo, la direzione intrapresa sembra essere quella giusta.

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