ISO 9001:2015, l'orientamento al risultato

ISO 9001:2015, l'orientamento al risultato

La versione 2015 della norma UNI EN ISO 9001 (che diventerà obbligatoria a partire dal 15 settembre, per chi vuole ottenere la certificazione, essendo scaduti i tre anni di transizione), pone molta attenzione sull’ottenimento dei risultati.

 

L'orientamento al risultato

A pensarci bene però, non è nulla di nuovo. “Qualità è il grado in cui l’insieme delle caratteristiche intrinseche di un prodotto (o di un servizio) soddisfa i requisiti”. Tradotto in parole povere: una volta recepiti i requisiti e tradotti successivamente in specifiche della progettazione, fino ad arrivare alla realizzazione ed erogazione del prodotto/servizio, questo può essere definito di qualità se raggiunge i risultati per cui è stato progettato.

L’orientamento al risultato è già presente nelle norme ISO da tempo immemore, ma con la versione 2015 l’organizzazione internazionale per la standardizzazione ha voluto porre una maggiore attenzione a questo aspetto.

 

Cosa cambia nelle organizzazioni

Ma di fatto, cosa cambia nelle organizzazioni? Cosa devono fare in più le organizzazioni che già erano certificate secondo la vecchia versione della norma? Chi ha predisposto un buon sistema di gestione, deve solo “aggiustare il tiro”, apportare delle piccole modifiche per rispondere a tutti i punti della norma. Per chi invece ha sempre avuto un finto sistema o un sistema di facciata (purtroppo ve ne sono moltissimi in giro), la situazione si complica.

Con l’attenzione al risultato bisogna dimostrare all’auditor cosa ci ha spinto a realizzare quel determinato prodotto/servizio, quali erano i risultati attesi, quali sono i risultati effettivi e le analisi degli eventuali scostamenti. Anche se non vi sono più procedure obbligatorie (ma viene demandato alle organizzazioni stesse la decisione di cosa mantenere come informazioni documentate e cosa invece eliminare), un confronto dei risultati raggiunti rispetto a quanto progettato può essere fatto con una buona analisi dei processi ed un’analisi di contesto, interno ed esterno (guarda caso richiamato più volte dalla norma - tutto il punto 4 è stato dedicato a questo argomento).

Il buon responsabile qualità dovrebbe appunto partire da questi temi per poter sviluppare il suo sistema di gestione. Senza la conoscenza del contesto interno e dei processi aziendali è impossibile capire cosa si sta facendo, la direzione in cui ci si sta muovendo. D’altra parte, senza una buona conoscenza del contesto esterno è difficile elaborare una buona strategia aziendale, perché non si ha la comprensione di ciò che sta accadendo intorno a noi, quali sono i requisiti che ci vengono richiesti (più o meno direttamente).

In questo percorso il coinvolgimento dell’alta direzione diviene fondamentale.

 

La UNI EN ISO 9001:2015 si dimostra una norma più “pratica” rispetto alle versioni che l'hanno preceduta, capace di arrivare dritto al punto e di concentrarsi su ciò che davvero è importante. Non che le versioni precedenti non fossero adeguate, anzi. Il problema è che quanto descritto nella nuova versione prima era solo celato “tra le righe” e solo una lettura attenta e minuziosa della norma poteva giungere alle stesse conclusioni.

 

 

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