Disconnessione selettiva: cos’è, cosa significa e come funziona

Disconnessione selettiva

Nel corso della pandemia da Covid-19, tutti noi abbiamo consumato più notizie, quasi sempre negative, che contribuiscono a peggiorare la salute mentale di ognuno.

Alcuni psicologi affermano che coltivare l'ottimismo può aiutare a rafforzare le difese del cervello contro le cattive notizie. Altre volte, lo stesso cervello mette in atto un fenomeno che chiamiamo disconnessione selettiva, un meccanismo che piano piano più o meno consapevolmente abbiamo imparato ad attivare. Ma che cos’è, e come funziona?

Facciamo una premessa: l‘esposizione prolungata’ a cattive notizie, come detto, in qualche modo danneggia la nostra mente. Un fenomeno che si è accentuato soprattutto dal periodo pandemico quando la mente umana ha attivato un meccanismo di difesa per allontanarsi dalle news potenzialmente tossica.

Con il termine disconnessione selettiva intendiamo la risposta della mente umana alle cattive notizie. Secondo questo fenomeno, il nostro cervello fa una selezione cercando di distinguere le notizie false, fake, pilotate, e soprattutto stando alla larga dalle notizie negative. Un meccanismo di autodifesa, contro la ‘naturale’ angoscia che ci porta leggere cattive news.

C’è chi ipotizza che la disconnessione selettiva sia un effetto collaterale del Covid che ci ha ultrasensibilizzati al tema del dolore: ci siamo assuefatti alle news nefaste? Sta di fatto che nel Digital New Reports 2022 del Reuters Institute la disconnessione selettiva è un fenomeno mondiale, con picchi in America dove 4 americani su 10 vogliono volutamente essere disinformati sulle cattive notizie. Questo tipo di evitamento selettivo, questo schivare il peggio, è raddoppiato sia in Brasile (54%) che nel Regno Unito (46%) negli ultimi cinque anni.

E in Italia? Diverse testate giornalistiche stanno cercando di adottare un approccio differente, proponendo soluzioni più che problematiche. Ma è chiaro come questo sia un fenomeno con il quale, in un modo o nell’altro, occorre fare i conti.

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