Smart Working dopo emergenza Covid-19: come cambierà il lavoro?

Smart Working dopo emergenza Covid-19: come cambierà il lavoro?

Improvviso, imprevisto, insolito. Lo scenario lavorativo da smart working in cui milioni di italiani sono stati immersi negli ultimi mesi ha rappresentato un unicum nella storia di questo Paese.

Un’Italia che si è (ri)scoperta forse troppo legata alla concezione di ufficio, di netta separazione tra casa e lavoro, e che poi ha inevitabilmente mostrato tante peculiarità tipicamente tricolori. La capacità di adattarci alle situazioni è forse nel DNA italiano più di tante altre caratteristiche. Ma come sarà lo smart working dopo l’emergenza del Covid-19?

 

Smart Working dopo emergenza Covid-19: cosa migliorare, cosa cambiare

Tanti i punti da chiarire. Innanzitutto, il fatto che, a seconda delle prospettive, possiamo provare a vedere quanto fatto durante la fase più acuta dell’emergenza epidemiologica con uno smart working, quando, più onestamente, si è trattato di un’home working, ovvero di un mero trasferimento a casa dell'attività svolta normalmente in ufficio. Ciò a cui si dovrà ripensare, è proprio questo: rimodulare il lavoro agile, di modo da renderlo davvero agile, e non semplicemente trasporre quanto si svolge sul posto di lavoro per portarlo a casa propria.

Quali possono essere, dunque, i buoni propositi in tal senso? Partiamo da ciò che non è andato al meglio: gli strumenti che gli italiani hanno utilizzato per lavorare da casa, nella maggior parte dei casi, sono stati quelli propri. Occorrerebbe dunque, semplicemente, dotare il lavoratore di quanto necessario per svolgere le normali attività da ufficio. Inoltre, il diritto alla disconnessione.

Veniamo dunque a un vero e proprio punto centrale della discussione: in che modo disciplinare questa fattispecie? Qualunque sia la soluzione, si tratta di un cardine su cui impostare il dibattito, e con il quale ripartire eventualmente riproporre, se non in misura così totale, comunque in maniera più ampia.

Lo smart working è stato semplicemente vitale, per contenere l’epidemia, ma anche per permettere alle aziende di rimanere aperte. Una vera risorsa, portata da uno shock culturale, che ha permesso la rimozione di alcuni pregiudizi, e abbracciato una nuova visione del lavoro.

Dagli innegabili vantaggi derivanti dal risparmio di tempo ed energie per recarsi sul posto di lavoro, si deve ripartire per riflettere davvero sulla volontarietà di questa modalità di vivere la vita professionale. La questione, infatti, diventa quella di passare da un’imposizione delle circostanze, a una scelta, spesso soggettiva, di vivere in modo diverso il proprio lavoro, optando per una maggiore flessibilità per quanto riguarda gli orari e il luogo in cui svolgere l’attività.

Sarà probabilmente questa una delle prospettive a cui stiamo andando incontro, nell’ottica di una maggiore autonomia sul modo di lavorare. Con la tecnologia vista come risorsa, e non certo come un ostacolo alla ‘normale’ vita a cui eravamo abituati.

 

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