Transizione energetica, l’Arabia Saudita ripudia la COP28: “Non è vincolante per noi”

Transizione energetica

La COP28, svoltasi recentemente a Dubai, ha sollevato una serie di questioni riguardanti il futuro dell'energia e gli sforzi globali per combattere i cambiamenti climatici. Un punto focale di questo dibattito è stata la dichiarazione del ministro dell'Energia dell'Arabia Saudita, Abdulaziz bin Salman, riguardo alla transizione dalle fonti energetiche fossili.

Secondo bin Salman, le decisioni prese durante la COP28 non sono vincolanti, bensì rappresentano un insieme di opzioni tra cui i paesi possono scegliere liberamente.

Il "Patto di Dubai", come è stato denominato, si basa sui termini della Global Stocktake (GST) e lascia un ampio margine di manovra ai paesi su come gestire la transizione energetica. Bin Salman enfatizza che il testo GST, nell'articolo 28, non impone obblighi specifici ma piuttosto elenca una serie di azioni possibili, come triplicare la capacità rinnovabile mondiale entro il 2030 o raddoppiare l'efficienza energetica. Questo, secondo il ministro, significa che ogni nazione può decidere autonomamente come contribuire allo sforzo globale, tenendo conto dell'Accordo di Parigi e delle proprie circostanze nazionali.

Tuttavia, c'è una certa tensione tra questa interpretazione e il linguaggio utilizzato nell'articolo 28 della GST. Quest'ultimo, infatti, "richiede" agli stati di impegnarsi nelle azioni elencate, un linguaggio che in diplomazia climatica è spesso interpretato come un impegno vincolante. La sfumatura cruciale, però, è che il testo non specifica chiaramente che i paesi debbano impegnarsi in tutte le azioni proposte, lasciando spazio all'interpretazione saudita di una minima ambiguità.

Inoltre, bin Salman sottolinea che la transizione dalle fonti fossili non equivale necessariamente ad un completo abbandono di esse. Durante una conferenza riportata da Climate Home, il ministro ha chiarito che il termine "transizione" può avere significati diversi: per alcuni paesi può significare un cambiamento nel mix energetico, per altri l'abbandono totale dei combustibili fossili.

Questa posizione dell'Arabia Saudita, uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo, solleva questioni fondamentali sulla reale volontà dei paesi di impegnarsi in una transizione energetica sostenibile e sulle sfide della diplomazia climatica. Mentre alcuni vedono la COP28 come un passo avanti nel dialogo globale, altri criticano l'ambiguità del linguaggio utilizzato e la mancanza di impegni concreti.

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