Spotify e Project Management, come funziona l’applicazione del modello Scrum in azienda

Spotify e Project Management, come funziona l’applicazione del modello Scrum in azienda

L’applicazione leader mondiale nello streaming on demand musicale è diventata un esempio anche in questa disciplina, in cui rappresenta un paradigma da seguire. Tanto da paragonare l’azienda alle migliori nel campo della progettazione

 

Al giorno d’oggi, quando pensiamo alla musica, molto probabilmente facciamo fatica a non collegare il concetto con Spotify, la più famosa piattaforma di streaming on demand di contenuti audio attualmente esistente. Un lettore musicale, che pian piano ha assunto le caratteristiche di un vero e proprio social, conquistandosi fette di mercato sempre più ampie. Come? Dietro l’offerta di un prodotto di grande qualità, stando a quanto riferiscono diversi tra gli esperti, c’è l’implementazione del modello Scrum, una tipologia di project management agile largamente utilizzata in questa azienda. Vediamo insieme come funziona.

Agile project Management in Spotify, come l’azienda usa il modello Scrum

Come dicevamo, tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo avuto un’esperienza con Spotify. Ma in quanti hanno mai sentito parlare di Spotify Tribe? Si tratta della personalissima applicazione della metodologia Scrum che l’azienda svedese, da diversi anni ormai, ha implementato nel suo project management. Diverse centinaia di dipendenti, ogni giorno, costruiscono il successo di un brand di grande spicco. Che, sin dall’inizio della sua attività, sono stati inseriti in un sistema Scrum, che appunto è stato modificato negli anni, adattandolo all’organizzazione.

Il concetto di base su cui Spotify sceglie di modulare la sua strategia è la sostanziale assenza di una gerarchia puramente verticale, a vantaggio della suddivisione dei team in gruppi di lavoratori di piccole dimensioni, autonomi tra loro, denominati squad. Ogni squad è composto da 6/8 persone (mai più di 10), e presenta una spiccata interfunzionalità, dando vita a un sistema co-locato.

Tutte le attività compiute dalle squad si basano su iterazioni, veri e propri sprint, in cui viene massimizzato il lavoro, per intensità e per mole. Ogni iterazione viene pianificata in modo autonomo, indipendente, producendo dei risultati tangibili, costantemente monitorati.

In Spotify esistono specifiche squad per ogni area del programma: c’è chi gestisce l’area dedicata ai podcast, chi si occupa della radio, chi invece focalizza il suo lavoro sulla funzione che permette di consigliare brani all’utente. Tutto orientato in funzione dell’esperienza del cliente.

Ritorniamo qui al concetto di tribe, che sono dei gruppi di squad, le quali, mantenendo i propri singoli obiettivi, lavorano per il raggiungimento di risultati comuni. Il numero massimo di lavoratori che compone ciascuna tribe è di 150 unità, che fanno tutti capo a risorse che si occupano di coordinare la tribù, come Tribe Lead, Chapter Lead, Agile Coach.

Ulteriori differenziazioni, probabilmente da considerare in tono minore (seppur caratteristiche) sono quelle in chapter, composti da individui di diverse squad da formare all’interno di una tribe, e le cosiddette gilde, questa volta più informali e costituite da persone di diverse tribù, che hanno un interesse comune.

Modello Spotify: perché, per alcuni esperti, rappresenta un esempio da seguire

In tanti hanno speso parole di elogio per l’utilizzo della metodologia Scrum da parte di Spotify, che basa tutta la propria organizzazione su due capisaldi: autonomia del dipendente, fiducia tra le risorse in azienda. Quando sono presenti queste due caratteristiche, allora subentra nel lavoro una responsabilità delle azioni svolte.

Numerosi i vantaggi del cosiddetto ‘modello Spotify’, un vero paradigma per le aziende: velocità nelle attività, considerate delle sfide da superare nel breve termine, e una generale semplificazione dei processi e della risoluzione delle problematiche. Il fatto che manchi una struttura verticale promuove i valori di chiarezza e trasparenza, eliminando la necessità di un controllo troppo stringente sull’attività dei dipendenti, e creando un ambiente di lavoro collaborativo e orientato verso il risultato. E, soprattutto, organizzato in compartimenti funzionali. Che il CEO di Spotify immagini l’azienda come una serie di playlist?

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