La competizione si sviluppa su due mercati: quello all’ingrosso, dove i produttori/importatori competono per vendere il gas alle società di vendita, e quello dove i consumatori finali scelgono la migliore offerta per loro fra quelle rese disponibili dalle società di vendita.
Borsa elettrica, contratti take or pay, contratti spot: il costo dell’energia (elettrica e gas) all’ingrosso passa di qui e si riflette poi sulle bollette, in due diversi modi: come clienti e utilizzatori possiamo sottoscrivere una delle offerte che troviamo sul mercato libero oppure restare nel servizio tutelato dove il prezzo dell’energia viene definito da un ente nazionale, l’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico. Ma facciamo due passi indietro e torniamo al mercato all’ingrosso per conoscere un po’ più da vicino come funziona.
La Borsa Elettrica
L’energia elettrica, oltre a essere prodotta direttamente o acquistata in virtù di contratti bilaterali tra le controparti attive sul mercato, può essere scambiata presso la Borsa Elettrica, istituita in Italia nel 2004. La Borsa Elettrica è gestita dal Gestore dei Mercati Energetici (GME), soggetto pubblico controllato dal Gestore dei Servizi Energetici spa (GSE) il cui azionista unico è il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Su questo mercato si incontrano i soggetti grossisti, tra cui produttori e importatori (che prevalentemente vendono) e società di vendita (che prevalentemente acquistano).
Sul mercato del Giorno Prima (MGP) si forma il prezzo orario di riferimento dell’energia elettrica (Prezzo Unico Nazionale), ottenuto come media ponderata del prezzo orario di ciascuna delle 6 zone in cui è diviso il mercato elettrico nazionale. Tra i soggetti che acquistano energia sulla Borsa Elettrica figura anche l’Acquirente Unico, che può approvvigionarsi in Borsa per rispondere alla domanda di energia del servizio di maggior tutela, ossia di quei clienti che ancora non sono passati al mercato libero nell’energia elettrica.
Gas: take or pay o spot?
Nel mercato all’ingrosso del gas, i contratti take or pay sono quelli stipulati con le società di produzione (russe, nord africane, nord europee) e caratterizzati da una lunga durata (in genere 20-25 anni) e dalla clausola che l’acquirente, in cambio della garanzia della fornitura, sottoscrive l’acquisto, impegnandosi al pagamento, anche in caso di flessione della domanda di gas. Questi contratti nascono negli anni ’60, in un quadro in cui le compagnie di produzione avevano la necessità di ripagare gli investimenti fatti per la realizzazione dei gasdotti che consentivano di portare il gas in Italia. In questa tipologia di contratti il prezzo del gas è legato principalmente all’andamento del prezzo del petrolio.
Questo perché l’utilizzo del gas, inizialmente, era legato alla sostituzione di altri combustibili derivati dall’ “oro nero” (gasolio per il riscaldamento e olio combustibile per gli usi industriali e termoelettrici). I contratti spot, invece, hanno una durata limitata (annuale o inferiore) e i prezzi sottoscritti non sono legati al petrolio, ma si basano sulla dinamica domanda-offerta che si forma in alcune borse europee, in un contesto globale in cui il gas è andato progressivamente “rubando” fette di mercato sempre maggiori al petrolio e al carbone, trasformandosi da prodotto complementare a valida alternativa, anche in ragione del suo minore impatto sull’inquinamento in atmosfera.
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