Coronavirus e influenza, le differenze: la voce di Burioni su contagio, vaccino e mortalità

Coronavirus e influenza, le differenze

Il virologo italiano, alcuni giorni fa, ha spiegato in un video perché la nuova emergenza epidemiologica e il classico malanno di stagione non sono paragonabili tra loro

“Il nuovo coronavirus è come un’influenza un po’ più potente”, “Sono la stessa cosa, anzi: l’influenza ‘normale’ è peggiore”, e tante altre frasi che abbiamo udito un po’ ovunque nelle ultime settimane. Il COVID-19 fa paura, ma forse è ancor più terrorizzante la disinformazione dilagante che impazza ormai in ogni ambiente.

Sul coronavirus di Wuhan se ne sono dette di ogni genere; in particolare, è stato particolarmente frequente il paragone con l’influenza comune. Voci e pareri, questi, che sono inevitabilmente giunti anche alle orecchie del virologo Roberto Burioni. Il noto medico, molto attivo sui social network, ha dunque deciso di pubblicare sul suo blog “Medical Facts” un interessante video a riguardo. Burioni ha fornito alcune preziose precisazioni su quali siano le differenze tra il coronavirus e l’influenza stagionale, sia per quanto riguarda il contagio delle due malattie, che per un eventuale vaccino e per la loro mortalità.

 

Differenze tra coronavirus e influenza: i tratti comuni

Coronavirus e influenza, le differenze: la voce di Burioni su contagio, vaccino e mortalitàCome un’influenza? Per alcuni aspetti, sì. Prima di tutto, Burioni specifica qual è il tratto comune del malanno di stagione comunemente definito con questa espressione e il nuovo coronavirus: “Entrambi danno una sindrome respiratoria e si trasmettono nella modalità identica: attraverso starnuti, colpi di tosse e soprattutto attraverso le mani. Queste hanno un ruolo importante: si tossisce nella mano, si usa il fazzoletto. Poi si toccano le maniglie, con le mani sporche. E il malcapitato che tocca dopo di noi la stessa maniglia si porta la mano alla bocca o agli occhi, e si infetta”.

Fatta questa premessa, Burioni chiarisce che “i due virus causano due malattie molto diverse”. La principale differenza tra il coronavirus e l’influenza stagionale, è che, semplicemente, quest’ultima “non rappresenta un virus nuovo, ma un virus che si presenta più o meno tutti gli anni verso i primi di gennaio, infuria per due mesi, e a metà marzo se ne va”.

Coronavirus e influenza, perché non abbiamo ancora immunità per il nuovo virus

È qui la chiave per comprendere perché non siamo ancora immuni dal coronavirus: “Il fattore che permette all’influenza di ripresentarsi ogni anno è la sua mutazione: mentre morbillo, varicella e altre malattie ogni anno sono le stesse, l’influenza ogni anno è un po’ diversa dall’anno precedente. Dunque l’immunità non è mai completa, anche se si è già stati infettati l'anno prima. Questo virus varia in maniera non uguale: degli anni è molto diverso da quello precedente, in altri anni è invece molto simile. Che importanza ha? Quando il virus cambia poco trova dei pazienti con un grado di immunità elevato. Dunque, ci saranno pochi casi, e anche più lievi. Al contrario, quando il virus cambia molto, sarà diverso, l'immunità sarà minore, e dunque la stagione influenzale avrà più casi e con una maggiore gravità. Ma per quanto sia diverso il virus influenzale ogni anno, è pur sempre una variante. Il nuovo coronavirus, invece, è spesso molto diverso da quello precedente. Dunque, il corpo umano è meno preparato ad affrontarlo, perché non lo ha mai conosciuto, e la malattia presenta più casi e casi più gravi. Questa è la prima differenza più importante: nessuno di noi ha immunità, e dunque il virus ha la possibilità di circolare molto di più. Ricapitolando: l’influenza è molto contagiosa, ma abbiamo immunità; il coronavirus è molto contagioso, e non abbiamo immunità”.

Vaccino per il coronavirus: a differenza dell’influenza, non esiste ancora

Preparare un vaccino per combattere il coronavirus non è ancora possibile: “Per l’influenza abbiamo un vaccino, che ogni anno viene preparato diverso, perché il virus dell’influenza muta. Siccome l’influenza arriva a dicembre, a gennaio si scelgono i ceppi in previsione di quelli che circoleranno, si prepara il vaccino, e a novembre ci possiamo vaccinare. Questo ci dà un ulteriore grado di protezione verso il virus, e ne diminuisce la circolazione. Nel caso del coronavirus, invece, il vaccino non ce l’abbiamo. Speriamo di averlo quanto prima”.

Coronavirus e influenza, perché il primo può causare maggiori problemi

Come chiarisce Burioni, la più importante differenza tra coronavirus e influenza risiede nella loro pericolosità per il corpo umano. Si tratta di una questione di ‘profondità’: “In generale, i virus respiratori sono più gravi quanto più scendono in profondità nel nostro apparato respiratorio. Il più lieve è il raffreddore, perché rimane confinato nel naso, e oltre qualche starnuto non si va. Il virus dell’influenza, invece, scende più in basso, arrivando alla trachea e ai bronchi. Infatti l’influenza può dare due tipi di problemi: una tracheite o una bronchite, che ci fanno tossire. Ma c’è un altro problema: l’influenza distrugge tutta la protezione che c’è sulla superficie dei bronchi e della trachea, formata da piccole cilia, che spostano verso l’esterno un muco che intrappola i batteri. Il paziente prende l’influenza, e senza protezione è molto più sensibile a contrarre malattie causate da batteri, come la polmonite batterica”.

Quando l'influenza può portare alla morte? "Una polmonite batterica, però, fortunatamente riusciamo a curarla con gli antibiotici, e la cura nella maggior parte dei casi va a buon fine. Il paziente non guarisce quando è un paziente debole, e dunque l’influenza colpisce un organismo già malato o con dei problemi. L’influenza può essere, in quel caso, il colpo di grazia". 

È in questo ambito che risiede il nodo della maggiore gravità del coronavirus: “Il nuovo virus cinese ha purtroppo una caratteristica che lo rende particolarmente pericoloso: in alcuni casi ha la tendenza ad arrivare nelle parti più profonde dell’apparato respiratorio, dove ci sono strutture delicatissime come gli alveoli, che servono al nostro sangue per prendere l’ossigeno dall’aria. Purtroppo quando va a disturbarli si verifica una sindrome pericolosa: la polmonite virale primaria. Mentre la polmonite batterica secondaria la curiamo agevolmente con antibiotico e farmaci molto efficaci, la polmonite virale primaria causata dal coronavirus non ha dei farmaci con cui possiamo curarla. Dobbiamo dunque sperare che il paziente guarisca da solo. Per fortuna nella maggior parte dei casi questo succede. In una certa percentuale dei casi, piccola ma non trascurabile, il paziente non riesce a respirare, e dunque dobbiamo aiutarlo con una terapia intensiva, con la somministrazione di ossigeno; tutte cose difficili, ma che richiedono posti letto particolari. Quando la situazione è particolarmente grave porta alla morte; per fortuna, però, ciò accade poche volte”. 

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