Annuario Istat 2017: alcuni dati sull’industria farmaceutica in Italia

Alcuni dati per leggere e interpretare la presenza industriale di Big Pharma. Grazie ai numeri del volume che, sin dal 1878, racconta le trasformazioni del nostro Paese.

 

Torna l’appuntamento di fine anno con l’Annuario statistico italiano. L’Istat ha pubblicato l’edizione 2017 del volume che, sin dal 1878, fotografa il nostro Paese e ne documenta le trasformazioni. Da una lettura incrociata dei capitoli che lo compongono (in tutto sono 24) emergono dati rilevanti per l’industria farmaceutica.

 

Retribuzioni e costo del lavoro

Nel 2016 le retribuzioni lorde dei dipendenti impiegati nelle grandi imprese (di tutti i settori) sono aumentate dello 0,5% rispetto all’anno precedente. Una crescita più timida rispetto a quella registrata tra il 2014 e il 2015 (+1,5%). Analizzando i dati dei comparti industriali, spicca la “produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici”. Questa segna una variazione positiva del 6,3%, seguita dell’industria tessile e dell’abbigliamento (+2,5%). A fronte di un calo dello 0,4% registrato complessivamente da tutta l’industria italiana.

Come per le retribuzioni, anche i dati sul costo del lavoro nell’industria mostrano il primato della farmaceutica. Tra il 2016 e il 2015 il costo del lavoro per dipendente nelle grandi imprese è cresciuto del 4,2 per cento.

 

Il primato nell’innovazione

La capacità di innovare è un fiore all’occhiello dell’industria farmaceutica. Secondo l’Annuario Istat, nel triennio 2012-2014 l’87,6% delle imprese del farmaco ha investito in attività innovative. Un primato assoluto, a fronte di una media del 50,5% registrata per il totale dell’industria italiana.

Anche il confronto della spesa per l’innovazione mostra la farmaceutica in vetta alla classifica. Nel 2014 le imprese (di tutti i comparti) con almeno dieci addetti hanno investito complessivamente 12,2 miliardi di euro per l’innovazione.  Nell’industria, in generale, la spesa media per addetto è pari a 8mila euro e sale a 9mila euro nelle grandi imprese. La farmaceutica brilla: la spesa media per innovazione (per addetto) è di 20mila euro. Seguono l’industria che fabbrica mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli (18.600 euro) e, con 18.100 euro, l’industria informatica ed elettronica (inclusi i prodotti elettromedicali).

 

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L’export corre veloce

Dopo le automobili, i farmaci sono le “merci” più esportate dall’Italia verso l’estero. Un export (che vale 18,8 miliardi di euro) cresciuto del 7% tra il 2015 e il 2016. Un incremento più alto di quello registrato dagli autoveicoli (+6,3%), che valgono circa 21,2 miliardi di euro.

In generale, rispetto al 2015, l’Italia registra nel 2016 un aumento dell’avanzo commerciale (differenza tra beni esportati e importati) pari a 9,7 miliardi di euro, raggiungendo un totale di 51,5 miliardi. I saldi negativi più consistenti si registrano per le voci “computer, apparecchi elettronici e ottici “(-11.658 milioni di euro) e “sostanze e prodotti chimici” (-7.061 milioni). Gli “articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici” si collocano al terzo posto con un saldo negativo di 1.581 milioni di euro.

 

Aziende Farmaceutiche italiane e straniere

Dall’Annuario Istat anche una fotografia sulle “imprese a controllo estero residenti in Italia”. Le 108 imprese farmaceutiche rappresentano il 61,8% del fatturato totale (15,5 miliardi di euro in valore assoluto), il 53% degli addetti (30.235) e il 48,1% della spesa in R&S (246 milioni).

Se si considerano, invece, le imprese del farmaco “a controllo nazionale residenti all’estero”, queste rappresentano il 42,4% del totale, il 20% del fatturato e il 40,7 degli addetti. In valori assoluti, si tratta di 189 imprese con 23.220 collaboratori e un giro d’affari da 5,7 miliardi di euro.

 

La formazione universitaria

Anche i dati sulla formazione universitaria raccontano una presenza importante della farmaceutica. Nell’anno accademico 2015/2016 si contano 19.275 iscritti ai corsi di laurea di primo livello del gruppo “chimico-farmaceutico”. Una presenza sempre più “rosa”: le donne rappresentano il 57,1% del totale. Le immatricolazioni sono 5.139, in crescita del 28,1% rispetto all’anno accademico precedente.

Se si considerano i dati dei corsi di laurea specialistica/magistrale a ciclo unico, la presenza femminile è ancora più significativa: su 43.702 iscritti, il 72,6% è donna.

 

Gli italiani e i farmaci

Infine, una panoramica sul rapporto tra gli italiani e i farmaci. Secondo l’Istat, il 41,4 % della popolazione ha fatto uso di farmaci nei due giorni precedenti l’intervista. Si tratta soprattutto di donne (45,6% contro il 37% degli uomini). E le quote di consumatori aumentano all’avanzare dell’età. Per entrambi i sessi si raggiunge la metà della popolazione già dai 55 anni. Fino a raggiungere, superati i 75 anni, il 90,3% tra le donne e l’88,9% tra gli uomini.

 

 

Fonte: Aboutpharma

 

 



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