L’Italia imbocca la ripresa, si prevede un balzo dell’export

L’Italia imbocca la ripresa, si prevede un balzo dell’export

L’economia italiana ”ha finalmente imboccato la via della ripresa” e tra i fattori di traino della crescita spicca l’export che nei primi 5 mesi dell’anno ha messo a segno un balzo del 4,1% e, a fine 2015 ”potrebbe realizzare una crescita aggregata del 5%”. La stima è del presidente dell’Agenzia Ice Riccardo Maria Monti in occasione della presentazione del Rapporto annuale Ice.

 

Non solo: nel 2016 la corsa potrebbe avere ”una fortissima accelerazione”, i fattori variabili sono tanti, ma il numero uno dell’Agenzia per la internazionalizzazione spera in un balzo ”fino a +7%”. Tutto ciò in un contesto che, malgrado la grande incertezza, dovrebbe vedere l’economia mondiale ”rafforzarsi nel 2015 e 2016”.

Nella lista dei mercati più dinamici, l’export italiano vola letteralmente negli Usa sfiorando un boom del 30% (+28,8%), più del doppio della media europea. Bene anche India (+14,2%), Regno Unito (+9,4%), Medio Oriente (+11,6%), Polonia (+8,2%), Turchia (+6,7%). Non a caso Monti segnala il ”record storico” del numero degli esportatori nel 2014, oltre 212.000, circa 22.000 in più. Scatto dovuto ”soprattutto alla classe dimensionale più piccola”, grazie ad aziende che si affacciano per la prima volta sui mercati esteri.

Nell’ultimo decennio il valore medio esportato è passato da 1,5 a 1,8 milioni di euro. Non cresce solo l’export, anche la penetrazione delle importazioni sulla domanda interna nel 2014 è tornata ad aumentare ed è una spia positiva. Non altrettanto bene va all’export italico in termini di fetta di mercato mondiale: dopo l’aumento nel 2014 consolidandosi al 2,8%, in gennaio-maggio di quest’anno la quota è in caduta. Tuttavia, i minori costi di accesso ai mercati internazionali, grazie al digitale, aprono prospettive nuove – dice il rapporto Ice – a una larga fetta di Pmi nazionali.

Tra i settori, portaerei tricolore è la meccanica, seguita da agroalimentare e farmaceutica. Bene anche il ‘fortino’ del made in Italy tessile-abbigliamento, legno e mobili. Segno meno per ceramica, materiali edili. Agroalimentare (+6%), autoveicoli (+36%) e Ict (+8,6%) sono i settori più dinamici dei primi 5 mesi dell’anno. Se Nord e Centro Italia brindano alla ripresa, ”area dolente patologica” restano le regioni meridionali, in particolare la Puglia ”con il crollo dell’acciaio legato all’Ilva”, le Isole per la caduta dei prodotti petroliferi.

Il viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda sottolinea lo ”sforzo enorme” del Governo su tessile-abbigliamento e agroalimentare, ”collegato alla grande distribuzione organizzata”. ”Abbiamo preso la botta della Russia ma siano meno esposti – dice – in Cina, grandissima incognita di quest’anno. Continueremo a battere sugli Usa dove cresciamo il doppio della media Ue, ci sono altri 10 miliardi di mercato prima dlla chiusura del Ttip”.

Cruciale sarà la capacità attrarre investimenti: ”creeremo – ha detto Calenda – una divisione ad hoc, un gruppo interministeriale che sarà interlocutore unico per gli investitori, non 150mila come nel passato”.



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